Ecco alcune riflessioni sul voto di domenica scorsa
CENTRODESTRA
Vince la Meloni a livello nazionale e stravince all’interno della coalizione. Questo, se all’interno del centrodestra si volesse cercare il pelo nell’uovo, potrebbe essere un problema. La Meloni dovrà ricordarsi cosa successe a Renzi col suo quasi 41% delle europee del 2014 quando era alla guida del PD e cosa successe a Salvini sempre alle europee ma nel 2019 quando raccolse con la Lega il 34%. Il credersi sopra a tutti, pensare di poter fare da soli, comportandosi da padre padrone dentro al partito e con gli alleati li ha portati al tracollo in breve tempo come ben sappiamo. La coalizione di centro destra ha una maggioranza chiara e netta per governare come non accadeva in Italia da almeno 20 anni senza ricorrere a pastrocchi post-elettorali (leggasi alleanze al di fuori di quelle presentatesi in campagna elettorale), ma la Meloni dovrà essere brava a formare una compagine di governo che si basi non solo sui numeri che la vedrebbero cannibalizzare le poltrone, ma anche e forse soprattutto sul rispetto degli alleati, oggi come non mai in grossa difficoltà numerica. Se così non fosse, la cosa potrebbe indebolire il governo nascente più di quel che si possa immaginare guardando i numeri oggi a disposizione.
A proposito della Lega mi sono domandato perché Salvini, dopo non averne imbroccata mezza dalla famosa e precipitosa caduta del governo giallo-verde in avanti, non sia stato sostituito al comando del partito prima che iniziasse la campagna elettorale. La spiegazione è semplice. La Lega da Bossi in avanti ha sempre avuto tradizionalmente dei leader forti, impattanti a livello mediatico e carismatici sull’elettorato. Chi avrebbe potuto quindi sostituire Salvini? Forse Giorgetti, fine di pensiero ma con pochissimo appeal sugli elettori? Oppure Zaia o Fedriga, che sicuramente hanno delle carte da giocarsi ma sono al momento troppo legati alle logiche di territorio?
Lo stesso discorso vale per Forza Italia. Difficile sostituire l’ormai anziano Berlusconi. Forza Italia è stata la sua creatura ed i personaggi di cui si è sempre circondato hanno brillato di luce riflessa. Forse qualcuno pensa davvero che Tajani potrebbe avere le physique du rôle per reggere le sorti del partito? E chi altri?
Troppo piccoli al momento i numeri di Noi Moderati, compagine di Toti, Lupi e Brugnaro per poter trarre conclusioni. Hanno messo dentro alcuni candidati all’uninominale, difficile al momento capire quanto spazio potrebbero avere al governo
CENTROSINISTRA
Se Salvini sono alcuni anni che non ne imbrocca mezza, cosa dire del PD e di Letta? Un partito di sinistra che da anni rincorre la destra (non disdegnando di allearcisi se i numeri non consentono di farlo come maggioranza uscita dalle urne), con leader scialbi e con argomenti lontani dalle esigenze più materiali del popolo. Ha senso di insistere sui diritti civili, delle minoranze, quando la maggior parte dell’elettorato li sente assai più distanti di quanto non dicano le esigenze della pancia? Ed ha senso che alla testa del partito venga chiamato un leader snob ex democristiano, richiamato per l’occasione da Parigi per risollevare le sorti di un partito che di tutto aveva bisogno tranne che di un leader lontano dai modi e dallo stile delle persone comuni a cui la sinistra dovrebbe soprattutto guardare? Ha avuto senso per il maggior partito della sinistra italiana avere appoggiato in questi anni i governi Monti, Draghi (espressioni della finanza tanto lontana dalle istanze popolari) e ad allearsi con chiunque pur di governare a qualunque costo? L’altra sinistra mi pare non pervenuta, persa nelle scissioni e cambiamenti di nome che ormai nessuno, neppure gli iscritti forse, riesce più a ricordare
TERZO POLO
Si uniscono per la disperazione non trovando altre possibilità di alleanza pre-elettorale dopo essersi tanto odiati, ma Renzi e Calenda insieme fanno capire che un terzo polo ad oggi non ha futuro. Le previsioni più ottimistiche dei due leader pensavano allo sfondamento del 10% ma i risultati non sono stati certo confortanti anche se previste dalla maggior parte degli analisti politici. Chissà che in Parlamento l’unione tra i due non si sciolga come neve al sole. I due leader già si mal tolleravano prima, mi riesce difficile pensare che da una sconfitta due galli in un pollaio possano trovare modo di rasserenarsi
MOVIMENTO CINQUE STELLE
Conte è il vero vincitore di queste elezioni insieme alla Meloni ed al partito dell’astensione. Ha condotto una campagna elettorale pressoché perfetta puntando alla pancia degli elettori della prima ora con temi quali reddito di cittadinanza, rinnovabili, salario minimo, limite dei due mandati e tenendo le distanze da destra e sinistra. Sicuramente aver fatto cadere Draghi e dissociarsi dalla sua agenda è stato un buon viatico, così come essere l’unico partito (a parte quelli minori) ad avere storto il naso sulla gestione della crisi Ucraina-Russia. Avesse avuto ancor più coraggio dichiarandosi non solo contrario all’invio delle armi a Zelensky ma anche alle sanzioni contro la Russia, forse avrebbe potuto raggiungere persino il Pd, tanto è forte nel paese il movimento d’opinione critico su questi temi. Dimenticavo…Conte è stato anche fortunato. Di Maio gli ha fatto un bell’assist mollando il M5S e criticando Conte proprio per aver abbandonato il governo Draghi al proprio destino. Era proprio quello che volevano sentirsi dire gli elettori del M5S…
PARTITI MINORI
Detto di Di Maio, più bravo nell’aver portato voti a Conte che alla propria nuova forza politica, fa specie che nessuno dei partiti di rottura abbia raggiunto la soglia del 3% per entrare in Parlamento. Italexit di Paragone sembrava potesse farcela alla vigilia ma il risultato è stato inferiore alle attese, così come per Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo, partito comunque più indietro nei sondaggi. Col senno di poi unire le forze sotto un unico simbolo avrebbe giovato alla causa, ma evidentemente erano troppo forti le divisioni ideologiche di base per unirsi. Basti pensare alla revoca dell’accordo tra Italexit ed Alternativa, già sottoscritto e poi rigettato da Alternativa con accuse a Paragone per avere arruolato ex militanti di destra
PARTITO DELL’ASTENSIONE
Unico partito a crescere sempre. Via via sono sempre più i disaffezionati alla politica, coloro che non credono a nessun partito, che pensano che nessuna forza politica possa portare ad un miglioramento economico e sociale degli elettori. Leggendo i flussi elettorali al link https://cise.luiss.it/cise/2022/09/26/i-flussi-elettorali-tra-politiche-2018-e-politiche-2022/ si evidenzia come la maggior parte dei non votanti sia costituita non solo da chi si astenne già nel 2018 ma anche da chi votava Lega, PD e soprattutto M5S, spiegando così il fatto che al sud, dove si è registrata la maggior astensione, si siano avuti anche i migliori risultati del M5S. Altro dato interessante è quello che si evince su https://it.euronews.com/2022/09/25/elezioni-italiane-affluenza-ancora-in-calo-alle-radici-dellastensionismo dove si vede come l’astensionismo sia maggiore nelle categorie più economicamente disagiate. E non è casuale quindi che di anno in anno, peggiorando le condizioni economiche e sociali dell’Italia, cresca pure l’astensione